Gli ultimi aggiornamenti dell’algoritmo di Rank di Facebook, fondato sulla visibilità dei feed in homepage, è diventato il tema più discusso del momento perchè danneggia chi, per anni, ha improntato una parte del proprio marketing aziendale sul Social Network.
I famosi like, i commenti e le ricondivisioni spontanee sono utili per poter rimanere nelle prime posizioni della home e, quindi, “essere notati”. Dal 5 dicembre le cose sono più complicate. Se entro pochi minuti il post non ottiene interazioni, viene bandito per sempre nel baratro del web, diventando invisibile.
I gestori della piattaforma si nascondono dietro un “intensificare i post di qualità, aumentando l’interesse reale degli utenti”. In realtà, i malpensanti azzardano un’ipotesi totalmente diversa: monetizzare gli spazi e costringere a creare inserzioni a pagamento, in modo da garantirsi la visibilità.
Il ragionamento di fondo è palese, si vogliono incoraggiare gli investimenti pubblicitari, obbligandoci a creare inserzioni per poter “rilanciare” online l’attività. “Ma io non devo rilanciare proprio nulla!”, dirai. Per Facebook si; non hai mai pagato finora? Adesso paghi per poter ottenere l’engagement degli utenti. In fin dei conti, qualora tu volessi fare pubblicità in televisione o per le strade, dovresti pagare.
Come abbiamo accennato anche nel precedente articolo su Post Ads, sta sempre più prendendo piede la pubblicità sul web, non che prima fosse inesistente, ma attualmente stiamo ottenendo un aumento spropositato di advertising che interessa in modo particolare i social.
Perché? Semplice. I Social fanno parte della nostra quotidianità. E’ provato come la giornata della maggior parte di noi verta il 70 % intorno ad un Network. Obiettivo? Forse il famoso “stay tuned” su tutto e tutti. Non ha importanza cosa abbiamo di fronte, l’importante è essere sintonizzati e, ahimè, reperibili. Quindi, perchè non guadagnare su questa nostra voglia di “stare online” e far conoscere la nostra attività?
Il cambio di rotta verso la sponsorizzazione appare scontata. Facebook è una piattaforma che per troppo tempo ha ospitato le nostre “scorribande” e assecondato la nostra pubblicità, seppur implicita. Forse è arrivato il momento di ripagare quello che per anni abbiamo “sfruttato”?
Le FanPage di Facebook: tra proteste e chiusure
Nel documento intitolato “Generating business results on Facebook“, ammettono di aspettarsi “una decrescita nel tempo della distribuzione organica dei post di una singola pagina” e ribadiscono l’intenzione di voler “rendere sempre più significativa l’esperienza che le persone hanno con la nostra piattaforma” e spronano gli amministratori delle pagine dei marchi a pagare la distribuzione “per massimizzare la prestazione del messaggio all’interno del news feed”.
Da una parte, quindi, abbiamo la grande piattaforma di Facebook e, dall’altra, gli editors delle aziende che per anni hanno impostato una piccola parte della loro promozione sulle Fan Page, ottenendo ottimi riscontri, e che vedono, improvvisamente, il crollo delle visite.
Alcuni amministratori delle FanPage provano ad andare avanti intensificando il loro traffico come meglio possono, scongiurando un miglioramento, altri, invece, si ribellano e protestano. Come? Chiudendo le pagine.
C’è anche chi, come Calcionapoli.24, si è rivolto al tribunale e all’Antitrust, accusando Facebook di “danno pubblicitario” per la sua azienda. Il responsabile della pagina in questione si recò direttamente ad una delle sedi ufficiali a Dublino, qui gli è stato chiesto un investimento pari a 10 mila euro mensili per poter ristabilire la visibilità adeguata ed essere posizionato nella home come newsfeed, in caso contrario … il crollo. La questione prosegue con innumerevoli risvolti, fino ad arrivare alla Corte D’appello. Ciò che si reclama non è un servizio gratuito ma maggior rispetto e correttazza nei confronti di chi “mangia” con le condivisioni ed i like. La risoluzione è ancora in corso.
Ma non è l’unico caso di protesta. Anche la pagina di una startup turistica, WeekendGoGo, si lamenta di aver investito tempo e denaro nel Social Media e, ultimamente, di aver assistito ad un clamoroso collasso. Per questo motivo, nelle ultime ore ha chiuso numerose pagine e postato messaggi di protesta contro il “gigante”, che ha prontamente ribadito:
“Per avere visibilità non bastano solo i contenuti: bisogna investire”
Cosa fare per la visibilità?
Purtroppo c’è da ammetterlo, è un cane che si morde la coda … e più volte. Senza un investimento concreto, un link o un post diventano virali solamente con l’aiuto degli utenti che agevolano la circolazione. Ma per farlo accadere serve la visibilità per un numero consistente di persone. Ad oggi, se non si sponsorizza, è un’impresa ardua.
Non ci sono molte alternative, se non cercare di anticipare “il declino” analizzando i passaggi necessari ed avere visibilità senza il bisogno di pagare. La bravura di chi lavora con i social sta proprio in questo. A tal proposito per un buon piano di social media marketing bisogna sapere che:
- i commenti contano più delle condivisioni, a loro volta superiori ai like;
- l’algoritmo tiene conto dell’età delle interazioni, il cui valore diminuisce man mano che invecchiano;
- far commentare e “likare” dagli amici è sbagliato! Più persone legate ai gestori interagiscono sulla pagina- più volte e sempre le stesse- più Facebook immagina ad un passaggio non spontaneo;
- allo stesso tempo, se i nostri amici commentano, o altro, Facebook potrebbe dedurre che la notizia interessa anche noi, mettendocela in bella vista.
L’impressione è che questo sia solo l’inizio del tracollo. Facebook non intende tornare sui suoi passi e mira a guadagnare sul bisogno di advertising delle aziende; quest’ultime sono sul piede di guerra. Nel frattempo continuiamo a fare il nostro lavoro e attendiamo.
Prima o poi, gli utenti molleranno Facebook e si rivolgeranno verso altri orizzonti-Social?