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5 Concetti di psicologia per una UI efficace

Un errore comune riguardo al design e al ruolo del designer è pensare che il lavoro consista soltanto in scelte artistiche, una mera espressione creativa ed estetica, perdendo di vista la complessità delle conoscenze necessarie per creare un prodotto efficace e facilmente utilizzabile. Nel ‘bagaglio’ di un designer, infatti, devono esserci molti elementi non prettamente artistici e uno di questi è sicuramente la psicologia.

Come può questa scienza venire in aiuto a noi designer? 
Scopriamolo attraverso 5 concetti fondamentali: la Gestalt, la legge di Hick, l’effetto von Restorff, la psicologia del colore e la gerarchia di Maslow.

Cosa c’entra la Gestalt con una UI efficace?

La Gestalt è una corrente psicologica che si basa sulla percezione e sull’esperienza, in particolare sulla relazione tra diversi elementi.

Alcuni concetti fondamentali per il design sono:
Similarità: quando un utente vede due elementi simili automaticamente il cervello li unisce come parte dello stesso gruppo o con lo stesso livello di importanza. La similarità può essere di forma, colore, misura, ecc. e nel design questo principio viene usato per creare coerenza e per aiutare nella determinazione dell’importanza degli elementi.

Prossimità: due elementi vicini tra loro vengono percepiti dal cervello come facenti parte dello stesso insieme, anche se visivamente diversi. 

Chiusura: indica la capacità del cervello di completare una forma anche se questa non è chiusa completamente. Spesso questo principio viene usato per creare loghi o icone in modo da semplificare la forma e lasciar fare al cervello il resto.

Continuità: gli elementi vengono percepiti come unità in base alla direzione che seguono. Spesso questo principio viene sfruttato per la creazione di caroselli.

Lo slogan “L’insieme è più della somma delle parti” racchiude questi (e altri) principi. Presi singolarmente, infatti, gli elementi sarebbero privi di significato… Tuttavia, una volta raggruppati riescono ad assumere senso e valore, riuscendo così a veicolare in modo efficace il messaggio del designer.

[Libro consigliato: “Scienza della visione. Spazio e Gestalt, design e comunicazione”.]

L’interfaccia utente e la legge di Hick

Questa famosa legge afferma che “il tempo in cui una persona prende una decisione è proporzionale alla quantità e complessità delle alternative esistenti”. L’usabilità di un prodotto, quindi, migliora esponenzialmente nel momento in cui il designer riduce al minimo gli elementi e le azioni effettuabili, in modo da veicolare e semplificare le scelte dell’utente. Al contrario una grande quantità di elementi grafici rallenta la velocità di azione e può confondere e frustrare l’utente, spingendolo nel peggiore dei casi ad abbandonare la piattaforma.

[Libro consigliato: “Design semplice e usabile. Web, dispositivi mobili e interazioni”.]

L’effetto von Restorff

Conosciuto anche come “effetto di isolamento”, questo principio prevede che quando ci si trova davanti ad un gruppo di elementi simili quello che più si distingue dagli altri assumerà maggiore importanza nella nostra percezione e sarà quindi ricordato. Un esempio classico è la CTA (Call To Action) – che ha sempre un colore (e/o forma, e/o dimensione) diverso dagli altri elementi, per renderla più visibile – oppure i prezzi in offerta che vengono evidenziati allo stesso modo per  avere più rilevanza.

[Libro consigliato: “I principi della forma. Natura, percezione, arte”.]

User interface e psicologia del colore

Fondamentale nel design è l’utilizzo dei colori non solo come scelta estetica ma soprattutto come scelta funzionale e di significato.

Nel design l’abbinamento dei colori può avvenire in base a molte scelte, in generale i colori caldi sono stimolanti e decisi (spesso si usano il rosso, il giallo e l’arancione per le notifiche di errore o simili) mentre i colori freddi e le tonalità pastello sono rassicuranti e ispirano fiducia. I colori complementari hanno il maggior contrasto possibile e catturano l’attenzione mentre con tonalità monocromatiche (versioni chiare, medie e scure di uno stesso colore) si ottiene un contrasto meno deciso ma più delicato e non meno efficace.

Ogni scelta di colore, poi, deve essere curata in base al messaggio che si vuole dare tenendo conto ovviamente del fatto che il significato dei colori differisce in base alla cultura di riferimento. Una nota catena americana di fast food, ad esempio, ha sostituito lo sfondo del suo logo con il verde nei paesi in cui c’era una sensibilità particolare alla questione ambientale.

[Libro consigliato: “Cromorama. Come il colore ha cambiato il nostro sguardo”.]

La gerarchia dei bisogni di Maslow

Parte fondamentale delle scelte di marketing e di design è il principio della piramide di Maslow, concetto dello psicologo statunitense Abraham Maslow che concepì una gerarchia dei bisogni umani fondamentali da soddisfare, partendo da quelli primari e fisiologici fino a quelli relativi all’autorealizzazione.

Il design e le strategie di marketing sfruttano questo principio e vengono pensate in modo da far rientrare un determinato prodotto o servizio in una necessità specifica da soddisfare e per stimolare le emozioni degli utenti, grazie a uno studio sui bisogni essenziali. 

Un esempio? Prendendo in considerazione due marchi produttori di smartphone, uno più economico e uno più costoso e popolare, possiamo dire che entrambi soddisfano il bisogno di poter comunicare ma il secondo in più soddisfa altre esigenze legate allo status sociale e all’autorealizzazione.

[Libro consigliato: “Principi di design. Progettare prodotti e sistemi interattivi sui bisogni delle persone”]

Per concludere: il nostro cervello in autonomia segue delle regole per elaborare la realtà e un designer deve tenerne conto durante la progettazione per migliorare l’usabilità, l’esperienza utente e per raggiungere gli obiettivi che si prefigge.

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